Onorevoli Colleghi! - Il precariato nella pubblica amministrazione ha assunto negli ultimi anni dimensioni notevoli.
      Da una recente ricognizione, si contano oltre 350.000 precari nella pubblica amministrazione, costituiti da lavoratori impiegati in lavori socialmente utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU), compresi i soggetti stabilizzati per sessanta mesi in base all'articolo 12 della legge n. 468 del 1997, da personale assunto a tempo determinato o con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (CO.CO.CO.) e contratti di collaborazione a progetto (CO.CO. PRO.).
      Il problema del precariato è al centro di una campagna di mobilitazione che ha già visto numerose e partecipate assemblee di lavoratori in tutta Italia.
      Sull'argomento, è intervenuta anche l'ANCI, che con lettera in data 14 luglio 2006, inviata al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, ha chiesto l'avvio di un tavolo tecnico per individuare le opportune soluzioni al problema del rapporto di lavoro tra comuni e lavoratori socialmente utili, proponendo una stabilizzazione al di fuori di ogni vincolo di numero di assunzioni e limite di spesa.
      Una soluzione definitiva al problema si ritiene possa essere data attraverso un intervento di sanatoria che determini la «vera stabilizzazione del precariato della pubblica amministrazione» mediante assunzioni

 

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a tempo indeterminato (parlare di stabilizzazione attraverso CO.CO.CO. per sessanta mesi è solo una soluzione tampone).
      Nella formulazione della presente proposta di legge si è, quindi, tenuto conto di una stabilizzazione in tal senso, ma senza perdere di vista gli obiettivi di finanza pubblica orientati al contenimento della spesa, anche al fine di garantire un'adeguata copertura finanziaria.
      A tale scopo, nell'articolato (articolo 3) si puntualizza che la stabilizzazione dovrà essere contenuta nei limiti imposti dall'articolo 1, comma 198, della legge 30 dicembre 2005, n. 266 (spesa sostenuta allo stesso titolo nel 2004, ridotta dell'1 per cento).
      La presente proposta di legge si sviluppa, essenzialmente, nei seguenti due punti.

      All'articolo 1 si prevede che le pubbliche amministrazioni provvedano, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, ad integrare le proprie dotazioni organiche, già rideterminate al 31 dicembre 2004 ai sensi della legge finanziaria 2005, con i posti relativi al personale precario in servizio alla data del 31 dicembre 2005.

      Con l'articolo 2, si stabilisce che le stesse pubbliche amministrazioni possano, entro i successivi sei mesi, procedere alla stabilizzazione del personale precario, attraverso due differenti percorsi: per i posti di più bassa qualifica (per i quali il requisito di accesso è la scuola dell'obbligo) mediante trasformazione del rapporto di lavoro in contratto a tempo indeterminato; per i posti di più alta qualifica (per i quali il requisito di accesso è la scuola secondaria superiore) mediante concorsi riservati per soli titoli, integrati da colloquio.

      La proposta di legge si prefigge di raggiungere differenti obiettivi, cui corrispondono risposte concrete in termini organizzativi e socialmente rilevanti:

      arricchire la pubblica amministrazione con professionalità maturate al suo interno (nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di personale che ha prestato servizio da più di cinque anni) e, quindi, non disperdere risorse sulle quali le pubbliche amministrazioni hanno ovviamente investito;

      rinforzare la pubblica amministrazione con risorse «non a scadenza». Con esse sarà possibile costruire un minimo di programmazione degli interventi da effettuare sul territorio, senza ricorrere ad esternalizzazioni che, il più delle volte, realizzano «false» economie nel sistema economico del Paese, considerato nella sua interezza;

      eliminare il fenomeno del «precariato nella pubblica amministrazione», che ha assunto dimensioni non più socialmente sostenibili.

 

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